venerdì 1 giugno 2012

"Senza Perdere un Fecondo"






La marcia pro-life di Alemanno, Polverini e qualche divertente Associazione produttrice di manifesti horror-pulp (ogni aborto è un bambino morto) mi ha convinto. Mi sento così toccata da voler essere propositiva: accanto all’abolizione totale della libera scelta che ogni donna desidererebbe per la propria vita, propongo una novità assoluta: l’obbligo di paternità post-coito. Visto che incinta non sono rimasta da sola e non è che do alla luce un koala, che me lo devo portare attaccato sulle spalle dalla nascita ai trent’anni tutta da sola soltanto perché sono nata con le ovaie, è tempo di considerare la gravidanza come divinamente paritaria.
E’ così che il Signore vuole? Allora seguiamo la natura e oltre che seminarli, questi figli dell’amore, accollateli pure tu, maschio, una volta fatto il danno, grande campione nazionale di Salto della Quaglia. Prima della consumazione dell’atto dunque, per legge, si dovranno consegnare alla partner: chiavi della macchina, chiavi di casa, passaporto, CUD e numero di telefono dei propri genitori, se viventi, di una ex moglie, se presente, e l’indirizzo del bar dove si va di solito a fare lo sborone con gli amici la domenica a colazione.
Ovviamente non sarà possibile lasciare la regione per le cinque settimane successive al fortunato incontro (giusto per essere sicure) mentre per i recidivi, quelli cioè che hanno già dei bambini, sarà possibile installare un sistema gps intramuscolo (e quale lo potrà scegliere la fortunata, a seconda della soddisfazione raggiunta con la performance).
Durante la crescita, per gli alimenti, i vestiti, le scuole, i libri da leggere, le malattie, gli amici che è bene frequentare, le pene d’amore, le vacanze con gli amici e tutto il resto, ci si potrà mettere comodamente d’accordo di volta in volta, tramite chat, Skype o twitter. Se per caso poi, come a volte capita, ci si fosse trovate coinvolte in uno stupro, una violenza domestica, una gravidanza a rischio, o semplicemente non si fosse pronte perché minorenni, perché non è il momento giusto, perché non si hanno soldi o una casa, perché si lavora con un contratto a progetto senza permesso di maternità in uno stato che non aiuta le madri single in nessun modo, beh, allora, provate a pregare il cielo, sono sicura che sarà di aiuto.

 24-5-2012
 di Francesca Piccoletti

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