martedì 10 aprile 2012

"la Ragazza Rossa", Miriam Mafai

Quando se ne va una donna come Miriam Mafai non ci si può che sentire più sole: come giornaliste e, soprattutto, come donne.

Mi piaceva leggerla e mi piaceva ascoltarla; ne apprezzavo la severità mista alla capacità di lasciar sempre trasparire l’allegria del vivere.

Il suo impegno per le donne è stato instancabile e di grande importanza. Se ne sentirà la mancanza soprattutto in un momento di totale sbandamento come questo, in cui ci si muove fra rigurgiti neo conservatori che inneggiano a figure di donne sorridenti fra i fornelli di casa e la sempre più volgare mercificazione del corpo femminile che impera, dalla televisione alla politica, creando un vortice assolutamente riprovevole. Miriam Mafai era un punto di riferimento fondamentale per le donne e una paladina nella battaglia per il riconoscimento dei loro diritti.

Eppure il ricordo di lei più bello è arrivato da un uomo. Da Eugenio Scalfari che, dopo averne ricordato il carattere e il momento del suo arrivo a La Repubblica, si e’ lasciato prendere dalla commozione e ha concluso “e poi se n’è andata, ecco…. basta cosi’”

Basta così’. Perchè troppa commozione, almeno per come la “vedevo” io, non le sarebbe piaciuta. Ora se n’è andata. E non ci resta molto da aggiungere.

Di Angela Vitaliano
http://www.ilfattoquotidiano.it

domenica 1 aprile 2012

"Fede, Risparmiateci gli Infingimenti",Giorgio Simonelli

Anche se molti già sono intervenuti, autorevolmente e acutamente, sulle pagine del giornale, vorrei dire sull’argomento-Fede due cosette semplici semplici ma che mi sembra possano servire a correggere qualche stortura logica che è penetrata nei discorsi.

Prima cosa: l’onore delle armi invocato da molti. Ma l’onore delle armi si rende da parte dei nemici a coloro che dai nemici sono stati sconfitti, in una battaglia aperta. Il nostro eroe è stato sconfitto dai suoi amici, da una congiura, dice lui. Quindi l’onore delle armi c’entra poco o nulla e se mai dovrebbe venire dai suoi ex-amici diventati nemici. Chi l’ha considerato un avversario e l’ha combattuto apertamente è fuori da questo gioco un po’ scemo. A meno che non si sia un trucco: che alcuni che erano annoverati tra i suoi avversari non fossero in realtà amici camuffati da nemici e allora si sentono in dovere di rendergli onore.

Secondo: l’onore delle armi si rende a chi ha combattuto lealmente e infatti qualcuno degli “onoranti” sostiene che Fede agiva “senza infingimenti”. E le frasi lasciate a metà? E i cognomi sbagliati ad arte? E le boccucce, i sorrisini, le allusioni? Non sono forse letteralmente “infingimenti”? Prego consultare un buon vocabolario. E quella porcata della tangente Telecom, la bufala di Igor Marini, la commedia di rospo e cicogna in cui il nostro ha inzuppato per mesi il suo pane quotidiano, cos’era?

Scusate: ma ci sono già i morti verso cui dobbiamo usare l’ipocrisia, almeno con i trombati milionari potremmo evitare gli infingimenti?

Blog di Giorgio Simonelli