È molto probabile, inoltre, che già dagli inizi della sua esperienza cinematografica fosse dipendente dalle amfetamine. Soltanto negli anni '70 vennero scoperti e resi noti i pesanti effetti collaterali derivanti da un uso incauto di benzedrina (il nome con cui l'amfetamina era commercializzata): poteva provocare sintomi molto simili a quelli osservati nei pazienti affetti da schizofrenia.
A quei tempi. l'uso era perfettamente legale. E di facile accesso. I medici delle attrici, modelle, e delle signore dell'high society la consigliavano caldamente come inibitore degli stimoli della fame.
Certo, non solo attrici e modelle erano ossessionate dal peso.
"Non si è mai né troppo magre né troppo ricche" era un motto già in voga a quell'epoca. Non l'hanno inventato gli sceneggiatori di "Sex & the City".
Fino all'ingresso trionfale del business della chirurgia plastica, molari sani venivano estratti per scavare le guance ed evidenziare gli zigomi; le ultime costole, le "fluttuanti", venivano resecate per permettere l'uso di quelle splendide cinture-bustini di vernice....
Questa follia era incominciato molto prima della meteora-Frances e continuerà per anni e anni dopo di lei.
Non sapremo mai se fosse affetta da una qualche turba mentale o se sia stata vittima dell'uso e dell'abuso di alcol e benzedrina.
Nell'ottobre del '42, (tempo di guerra), fu fermata da un poliziotto perché guidava con gli abbaglianti accesi in una zona in cui non era consentito.
Reagì, si infuriò (il poliziotto riferì che gli aveva gridato:"Mi hai scocciato!") ed il fermo venne trasformato in arresto per guida senza patente ed in stato di ebbrezza, e per la mancata osservanza della restrizione sull'uso degli abbaglianti.
Fu condannata a 180 giorni di prigione, ( ma la pena fu sospesa), e ad un'ammenda di 250 dollari. Ne pagò subito la metà, impegnandosi a versare il resto entro breve tempo.
Una produzione indipendente le aveva offerto un ruolo in un film di serie b. Accettò e partì per il Messico dove si svolgevano le riprese.
Abbandonò il set dopo un paio di settimane e tornò a casa: i parenti l'avevano sloggiata dal bungalow in affitto e piazzata in un albergo. Ufficialmente perché a corto di soldi.
Nel gennaio del '43, ottenne una parte in un'altra produzione a basso costo. Il primo giorno di lavorazione, schiaffeggiò un parrucchiere che cadde malamente slogandosi la mascella. Fu denunciata e saltò fuori la multa che non aveva mai finito di pagare, nonché la violazione della libertà vigilata.
Andarono a prelevarla in albergo il mattino dopo. The Seattle Times riportò le circostanze dell'arresto.
Giornalisti e fotografi non videro la splendida attrice dall'aria spirituale e raffinata: Frances aveva gli occhi pesti ed iniettati di sangue, recava tutte le evidenti tracce di una sbronza colossale e di un dopo-sbronza devastante.
Durante l'udienza in tribunale, tenne un comportamento sfrontato e provocatorio. Al giudice che le chiedeva se avesse mai bevuto alcol dopo il primo arresto, rispose: "Tutto quello che sono riuscita a bere, e ne avrei bevuto anche di più ! E mi sarei fatta tutta la benzedrina che mi fosse capitata a tiro!"
L'udienza si concluse con una rissa.
Frances fu trasportata fuori di peso, e, mentre veniva trascinata via, urlò: "Non avete mai avuto il cuore spezzato?"
Quelle foto girarono per tutto il Paese. Anche a Seattle delle piogge.
Mammina, in un primo tempo, disse che si trattava di una trovata pubblicitaria per il lancio di un nuovo film, una specie di esperimento-verità per il ruolo in preparazione.
Poi disse che Frances era preda di un grave esaurimento nervoso a causa dei ruoli di "puttana" che la costringevano a sostenere.
Infine, addossò ogni responsabilità all'Internazionale Comunista.
Nessuno internò lei.
Frances trascorse solo una notte in cella. L'indomani, pare su intervento di un noto psichiatra, Thomas H. Leonard, contattato dalla famiglia, e con l'interessata mediazione di Ruth Farmer, moglie di suo fratello Wes, nonché vice-sceriffo della contea di Los Angeles, venne trasferita nel reparto psichiatrico del Los Angeles General Hospital.
Il dottor Leonard riferì alla stampa che la sua famosa paziente soffriva di "una psicosi maniaco-depressiva" che lui leggeva come sintomo precursore di "una sicura demenza senile precoce", diagnosi che, più tardi, verrà definita "un'assurdità incomprensibile".
La stampa, per parte sua, sintetizzò la brillante diagnosi in "squilibrio mentale". Punto.
Qualche giorno più tardi, Frances viene trasferita nella clinica per divi del cinema La Crescenta, in San Fernando Valley.
Ha così inizio il suo calvario da istituzionalizzata, che, fra alterne vicende e qualche breve pausa, durerà 7 anni.
In ospedale, fu confermata la diagnosi di sindrome "maniaco-depressiva", ma gli psichiatri che l'ebbero in cura mostrarono una generosa fantasia diagnostica: offrirono, in alternativa, una diagnosi di "schizofrenia con delirio paranoide", senza escludere una semplice depressione.
Molte idee e completamente confuse. Grottesco, divertente se non avessero dato sfogo ai loro autonomi deliri sulla pellaccia di un essere umano, di una donna in carne, ossa e neuroni!
Il dottor Leonard riferì alla stampa che la sua famosa paziente soffriva di "una psicosi maniaco-depressiva" che lui leggeva come sintomo precursore di "una sicura demenza senile precoce", diagnosi che, più tardi, verrà definita "un'assurdità incomprensibile".
La stampa, per parte sua, sintetizzò la brillante diagnosi in "squilibrio mentale". Punto.
Qualche giorno più tardi, Frances viene trasferita nella clinica per divi del cinema La Crescenta, in San Fernando Valley.
Ha così inizio il suo calvario da istituzionalizzata, che, fra alterne vicende e qualche breve pausa, durerà 7 anni.
In ospedale, fu confermata la diagnosi di sindrome "maniaco-depressiva", ma gli psichiatri che l'ebbero in cura mostrarono una generosa fantasia diagnostica: offrirono, in alternativa, una diagnosi di "schizofrenia con delirio paranoide", senza escludere una semplice depressione.
Molte idee e completamente confuse. Grottesco, divertente se non avessero dato sfogo ai loro autonomi deliri sulla pellaccia di un essere umano, di una donna in carne, ossa e neuroni!
Né la terapia cui fu sottoposta rende meno grave la loro sadica ignoranza.
Fra l'altro, la "curarono" con lo shock insulinico, terapia inventata a Vienna nel '22 dallo psichiatra Manfred Sakel. Le praticavano una overdose di insulina che procurava forti convulsioni e coma. L'idea di base era che il cervello, sottoposto ad un trauma così violento, "ripartisse" , ripristinando una normale funzionalità.
Quando questa orrida terapia verrà dichiarata illegale, le motivazioni furono che essa non soltanto era inutile, crudele e pericolosa, ma altamente nociva: "una brutale tortura psichiatrica che toglie al corpo la sensibilità e provoca danni cerebrali estesi".
Frances denunciò che questo trattamento le aveva procurato, oltre a stordimento e confusione mentale, nausea, forti dolori fisici ed un profondo stato di prostrazione.
"Si rese conto che gli psichiatri stavano distruggendo sistematicamente l'unica àncora di salvezza della sua vita: la fiducia nella propria creatività".
Per andarle incontro, e nonostante il suo organismo reagisse negativamente alla "cura", le inflissero altri 90 shock insulinici. In 7 mesi.
Infine, dopo ripetute fughe della figlia e le sue continue denunce, e, forse, timorosa della pubblica opinione, mammina si preoccupò e insistette perché la dimettessero.
Tornarono insieme a Seattle nel settembre del '43.
Apro una parentesi.
Il giornalista Jeffrey Kauffman, critico del biografo ufficiale e, più in generale, seguace della corrente di pensiero "seattliana" che preferisce leggere la storia di Frances come una leggenda metropolitana - corrente di cui parlerò in seguito - tende a scaricare parecchie responsabilità dalle spalle della madre di Frances per addossarle al fratello Wes ed alla cognata vice-sceriffo Ruth.
Pare che, dopo il primo arresto, quando, presumibilmente spaventata e
disorientata, Frances trovò rassicurante persino l'idea di tornare a "casa", l'iniziativa di farle ritrovare i propri effetti personali in una camera d'albergo sia stata proprio di Ruth, che, in quell'occasione, distrusse le bozze dell'autobiografia a cui Frances aveva incominciato a lavorare ( "Avevo paura che finisse in mani sbagliate", si giustificherà in seguito). Abbiamo visto il suo ruolo nel primo ricovero, anche se le risparmiò la prigione. Peccato che la decisione fra le due alternative, galera/manicomio, non sia stata lasciata alla stessa Frances.
Personalmente, avendo letto nei dettagli le prove alla base delle ipotesi, non escludo nulla. Perché Lillian e Ruth non possono aver agito in perfetto accordo, esponendosi una volta l'una, una volta l'altra, secondo l'opportunità o la necessità del momento?
Torniamo a Seattle.
Affidata alla madre, fra brevi tentativi di fuga, la sua situazione, più che la sua condizione, degenerò.
Il loro rapporto giunse ad un punto di non ritorno.
"Fin dai primi giorni, dopo la clinica, non facemmo che lottare, litigare, minacciarci a vicenda, urlarci contro, finché non fummo che due donne che si guardavano attraverso il tavolo di una cucina piccola e in disordine: due nemiche stanche di fingere".
Mammina, però, aveva l'arma segreta. Lo scontro era impari.
Nel marzo del '44, senza dir nulla a Frances, chiese che venisse nuovamente istituzionalizzata, (interessante rilevare che la indicò con il nome del marito, anzi, dell'ex-marito)
Nel corso di un'audizione presso la Commissione Sanitaria della contea, due psichiatri dichiararono Frances Farmer ufficialmente "pazza".
I chiari sintomi:
"Agitazione, delusioni, e paranoia".
Ipotizzarono che l'infelice esperienza coniugale (sappiamo quanto poco avessero contato quei mesi di matrimonio per lei!) l'avesse predisposta al crollo mentale.
E Frances, questa volta, finì davvero nella "fossa dei serpenti": fu internata nel Western State Hospital for the Insane di Steilacoom, non lontano da Seattle.
(continua)
Ho controllato informazioni e preso alcune foto qui:
http://doc.studenti.it/
http://www.historylink.org/
http://jeffreykauffman.net/
Mab's Copyright
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