Questa "Lettera dal Carcere" è stata letta da Roberto Benigni durante il festival di Sanremo, addirittura inaugurandolo, credo il 9 febbraio 2008...E' stata presentata e vissuta come un manifesto-riscatto dell'amore omosessuale, come il trionfo dell'amore senza declinazioni di genere al di là di ogni maligna traversia. Niente in contrario... peccato che... Come si può leggere dall'intestazione, questa lettera non è scritta dal carcere di Reading, dove Oscar Wilde scontò la sua condanna ai lavori forzati a causa delle sue inclinazioni sessuali, ma dal carcere di S.M. Halloway, dove il poeta trascorse il periodo del processo. Ancòra - dunque - il suo amato "Bosie", il giovinastro aristocratico,viziato ed irrimediabilmente egoista, causa della sua rovina e che egli amò fino alla morte, non lo aveva deluso, tormentato, atterrato con la sua vigliaccheria ed il suo abbandono. Ancòra Wilde non conosceva il vero carcere, il supplizio della condanna, e la sua fiducia era intatta.
Carcere di S.M, Halloway, 25 aprile 1895
A Lord Douglas
Mio carissimo ragazzo,
questo è per assicurarti del mio amore immortale, eterno per te. Domani sarà tutto finito. Se la prigione e il disonore saranno il mio destino, pensa che il mio amore per te e questa idea, questa convinzione ancora più divina, che tu a tua volta mi ami, mi sosterranno nella mia infelicità e mi renderanno capace, spero, di sopportare il mio dolore con ogni pazienza. Poiché la speranza, anzi, la certezza, di incontrarti di nuovo in un altro mondo è la meta e l'incoraggiamento della mia vita attuale, ah! debbo continuare a vivere in questo mondo, per questa ragione.
Il caro *** mi è venuto a trovare oggi. Gli ho dato parecchi messaggi per te. Mi ha detto una cosa che mi ha rassicurato: che a mia madre non mancherà mai niente. Ho sempre provveduto io al suo mantenimento, e il pensiero che avrebbe potuto soffrire delle privazioni mi rendeva infelice. Quanto a te (grazioso ragazzo dal cuore degno di un Cristo), quanto a te, ti prego, non appena avrai fatto tutto quello che puoi fare, parti per l’Italia e riconquista la tua calma, e componi quelle belle poesie che sai fare tu, con quella grazia così strana. Non esporti all'Inghilterra per nessuna ragione al mondo. Se un giorno, a Corfù o in qualche isola incantata, ci fosse una casetta dove potessimo vivere insieme, oh! la vita sarebbe più dolce di quanto sia stata mai. Il tuo amore ha ali larghe ed è forte, il tuo amore mi giunge attraverso le sbarre della mia prigione e mi conforta, il tuo amore è la luce di tutte le mie ore. Se il fato ci sarà avverso, coloro che non sanno cos'è l'amore scriveranno, lo so, che ho avuto una cattiva influenza sulla tua vita. Se ciò avverrà, tu scriverai, tu dirai a tua volta che non è vero. Il nostro amore è sempre stato bello e nobile, e se io sono stato il bersaglio di una terribile tragedia, è perchè la natura di quell'amore non è stata compresa. Nella tua lettera di stamattina tu dici una cosa che mi dà coraggio. Debbo ricordarla. Scrivi che è mio dovere verso di te e verso me stesso vivere, malgrado tutto. Credo sia vero. Ci proverò e lo farò. Voglio che tu tenga informato Mr Humphreys dei tuoi spostamenti così che quando viene mi possa dire cosa fai. Credo che gli avvocati possano vedere i detenuti con una certa frequenza. Così potrò comunicare con te. Sono così felice che tu sia partito! So cosa deve esserti costato. Per me sarebbe stato un tormento pensarti in Inghilterra mentre il tuo nome veniva fatto in tribunale.
Spero tu abbia copie di tutti i miei libri. I miei sono stati tutti venduti. Tendo le mani verso di te. Oh! possa io vivere per toccare i tuoi capelli e le tue mani. Credo che il tuo amore veglierà sulla mia vita. Se dovessi morire, voglio che tu viva una vita dolce e pacifica in qualche luogo fra fiori, quadri, libri, e moltissimo lavoro. Cerca di farmi avere tue notizie. Ti scrivo questa lettera in mezzo a grandi sofferenze; la lunga giornata in tribunale mi ha spossato. Carissimo ragazzo, dolcissimo fra tutti i giovani, amatissimo e più amabile. Oh! aspettami! aspettami! io sono ora, come sempre dal giorno in cui ci siamo conosciuti, devotamente il tuo, con un amore immortale.
Oscar Wilde
Posto la conclusione di "De Profundis", (di cui consiglio caldamente la lettura), lunghissima epistola-sfogo-riflessione scritta fra il gennaio ed il febbraio del 1897 all'ingrato ed egoista "Bosie", quando la permanenza in carcere di Oscar Wilde volge al termine. Wilde scrive dal carcere di Reading, dove scontò la condanna ai lavori forzati. Conosco bene la sua opera letteraria, poco i saggi e le lettere, per cui... non sentenzio... avanzo ipotesi: "De Profundis" è fatto di materiale instabile, scritto e riscritto negli anni, anche perché, pare, pesantemente censurato dal figlio dell'autore; può essere che edizioni differenti presentino strane mescolanze, io mi fido de "I Meridiani"...
La traduzione è di Oreste del Buono:
"Quello che al mondo e a me pareva il mio futuro, lo persi irrimediabilmente quando mi lasciai indurre a intentare causa a tuo padre. In realtà, l'avevo perso, oso dire, molto prima.Davanti a me, ora, ho il mio passato. Devo riuscire, ora, a guardarlo con occhi diversi, a far sì che il mondo lo guardi con occhi diversi, a far sì che Dio lo guardi con occhi diversi. A questo non posso giungere ignorando il mio passato, o diminuendolo, o lodandolo e neppure rinnegandolo. Vi giungerò pienamente solo accettandolo come parte inevitabile dell'evoluzione della mia esistenza e del mio carattere: chinando la testa davanti a quanto ho patito. Questa lettera nei suoi umori mutevoli e incerti, nel suo sdegno e nella sua amarezza, nelle sue aspirazioni e nella sua incapacità a realizzarle, ti mostra assai chiaramente quant'io sia lontano dalla vera sostanza dell'anima. Ma non scordare in quale tremenda scuola sto svolgendo i miei compiti. E, per quanto incompleto e imperfetto io sia, tuttavia da me hai ancora molto da imparare. Sei venuto a me per conoscere il Piacere di vivere e il Piacere dell'arte. Forse io sono destinato a insegnarti qualcosa di ben più stupendo:il significato del Dolore, la sua bellezza.
Il tuo affezionato amico,
Oscar Wilde "
...Nessuna strana, ambigua eco dei paradisi dei presunti eredi di Adriano, niente Corfù, niente Capri, né la/le "Cuba" dei tempi che furono, rievocanti lampi di "Improvvisamente l'Estate Scorsa".
Il brano che posto qui è dolore, è delusione, è stanchezza, è orgogliosenzaorgoglio, è un Amore ferito e auto-dilaniato ... senza etichette né nastrini rosa...
Mab
p.s.
Ho rieditato e postato questi brani tre volte, dal luglio del 2009.
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