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.......del blues possiamo certo dire che parla alle anime, ai cuori, alle emozioni. Il blues è comunque musica malnata, frutto di sofferenza e frustrazioni, di schiavitù, di vessazioni. Figliare il rock è stata impresa ardua, ma frutto di un’epoca. E’ bastata una lieve accelerazione del ritmo per trasformare la musica del dolore in canto di ribellione. Ma poi il rock si è evoluto, ha germinato ramificazioni, ha gemmato. Il rock progressivo è frutto di tali eventi. Odiato, criticato per la complessità dei propri suoni, emarginato per la propria emarginazione, accusato di non raccontare la realtà della generazione che lo ha creato. I ghetti, l’alienazione, l’eroina, la devianza che tracimano dal rock muscolare, traduttore di rabbia in ritmi e riff, col progressivo cedono il passo ad un mondo popolato di ombre, forse meno urlato, ma più crudele: l’isola del sogno, l’isola che non c’è. Perché dico più crudele? Perché non si tratta dell’isola dell’onirico, territorio di sogni che vanno per conto proprio ed, a volte, hanno la pericolosa tendenza a trasformarsi in incubi, ma piuttosto del più volte esplorato abisso della fantasticheria, il festival del sogno ad occhi aperti, il pozzo dei desideri indesiderabili. E cosa può rinviarci più crudelmente al reale se non la consapevolezza del bisogno di creare un reale alternativo? Credo sia esperienza comune popolare i propri desideri di magici incontri, di incontri perfetti e simulare un universo parallelo nel quale un incontro non contenga, implicito, il progetto di un abbandono, perché, in fondo, è sempre di questo che abbiamo parlato...........
2minolli
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