giovedì 8 marzo 2012

Biografia di Frida Kahlo

Nata nel 1907 nella Casa Azul de Coyoacán, un sobborgo di città del Messico, Frida Kahlo rimase a lungo sconosciuta al grande pubblico, seminascosta dall’ombra del suo celebre marito, il pittore muralista Diego Rivera. Il riconoscimento che fin da subito le venne attribuito da artisti di fama internazionale non fu infatti sufficiente a far esplodere la “bomba Frida”, fenomeno (se così si può definire) per cui dovremo attendere gli anni ’90.

Tra i primi ammiratori di Frida Kahlo va ricordato Rivera stesso che, nel periodo della loro separazione (tra il 1935 e il 1940), dichiarò necessaria la rottura della coppia poiché a suo parere Frida era un’artista ormai completa che non aveva più bisogno del suo maestro-marito (il quale, con orgoglio, era solito mostrare una lettera in cui Picasso esprimeva la sua personale ammirazione per la pittrice e rivolgendosi a Rivera scriveva di lei: “Né Derain, né tu, né io siamo capaci di dipingere una testa come quelle di Frida Kahlo”).

Altro celebre ammiratore di Frida fu André Breton, personaggio di spicco dell’avanguardia surrealista francese, che durante una visita in Messico fu letteralmente stregato dall’opera della Kahlo, tanto da convincerla ad allestire una mostra negli Stati Uniti nel 1938 ed una l’anno seguente a Parigi.

Frida non si mostrò entusiasta di questo sodalizio con il gruppo surrealista francese, che con il linguaggio colorito e un po’ volgare che la contraddistingueva era solita chiamare “questo mucchio di pazzi figli di puttana di surrealisti”. L’avversione nei confronti del gruppo avanguardista nasceva anche da un’incomprensione di fondo: Breton, non privo di una certa fascinazione per l’esotismo della pittrice, considerava Frida Kahlo una “surrealista naturale”, che pur non seguendo i metodi del manifesto surrealista (non perché non li conoscesse), era giunta a risultati simili a quelli dei pittori d’oltreoceano a lei contemporanei; ma nell’arte di Frida Kahlo non c’è nulla della dimensione onirica e dei simboli freudiani del surrealismo: “surrealismo” diceva Frida “è la magica sorpresa di trovare un leone nell’armadio, dove eri “sicuro” di trovare le camicie. (…) Uso il surrealismo come strumento per farmi gioco degli altri senza che loro se ne accorgano e per diventare amica di quelli che se ne rendono conto”, “pensavano che fossi una surrealista, ma non lo ero. Non ho mai dipinto sogni. Ho dipinto la mia realtà”.
Nulla di più vero. Ed è forse la realtà autobiografica che “trasuda” da ogni suo dipinto ad averla resa quasi oggetto di culto negli ultimi anni: per le strade di New York compaiono manifesti che riproducono le sue opere; ad Hollywood si girano film, per altro ben riusciti, sulla sua vita; i suoi quadri iniziano a fare il giro del mondo e ad essere esposti in mostre sempre visitatissime.

L’arte di Frida, con la sua carica di femminilità, di sensualità ed per il suo carattere fortemente personale, ha avvicinato soprattutto il pubblico femminile che più facilmente può ritrovarsi nelle sensazioni che l’artista ha tanto abilmente racchiuso nella tela. Per una donna, stare di fronte ad un’opera di Frida Kahlo equivale a ritrovarsi in intimità con se stessa, immersa nell’essenza più vera della femminilità.

Rapporto con il Messico (sua terra natale) e autobiografia sono due elementi da cui non si può prescindere per conoscere ed apprezzare le opere di Frida Kahlo. La sua vita fu infatti un susseguirsi di sofferenze che ebbero inizio, se non con la poliomielite avuta all’età di sei anni, quanto meno con il tragico incidente del 1925: lo scontro tra un tram e l’autobus su cui Frida viaggiava, che oltre a romperle la spina dorsale in tre punti, creò una cesura nella sua esistenza. Fu durante la lunga e dolorosa convalescenza, peraltro mai conclusa poiché le lesioni procuratesi nell’incidente le causarono gravi problemi per tutta la vita, che Frida iniziò a dipingere, trovando uno sfogo alla sua personale sensibilità.

La sofferenza ed il dolore sono elementi sempre presenti nella sua arte, ma sono affrontati con grandissimo coraggio ed associati ad una incontenibile “alegría”, creando una contraddizione che diventa punto di forza del fascino della Kahlo. Negli ultimi tempi, sul suo diario personale, accanto a frasi di giustificato sconforto come: “attendo la mia dipartita…e spero di non tornare mai più” ne compaiono altre sintetizzanti una gran forza d’animo: “piedi, a cosa mi servono se ho ali per volare?”.

mercoledì 7 marzo 2012

"The Big Bang Theory" - Quarta Stagione

Prima che la quinta stagione della serie cult della CBS creata da Chuck Lorre e Bill Prady approdi anche da noi in Italia ad Aprile, ripercorriamo alcuni momenti salienti dell’ultima spassosissima stagione di questo piccolo capolavoro a puntate della commedia statunitense. Alla fine della terza stagione di “The Big Bang Theory” avevamo lasciato i nostri amici nerd ancora scossi dalla fine della relazione tra Penny e Leonard.

I primi quattro episodi della quarta serie sono un concentrato di situazioni esilaranti e grottesche in puro stile TBBT che raggiungono l’apice in alcuni momenti “memorabili”, come quando Howard utilizza il braccio meccanico da lui stesso creato per l’autoerotismo o come quando Sheldon ne “L’alternativa del surrogato felino” (episodio 3), sopperisce alla mancanza di Amy con un gatto, il dott. Oppenheimer, che attirerà ben presto una colonia di felini in casa. Il malessere di Leonard per la separazione con Penny emerge nell’episodio “L’emanazione empirica dell’angoscia”, ma a far tornare il sorriso al dott. Hofstadter ci pensa la bellissima Priya, sorella di Raj, con la quale egli ha da subito un bel feeling.

A nulla, insomma, servono i giuramenti di “neutralità” fatti in precedenza a Raj riguardo al non provarci con sua sorella (ep. “La formulazione del pub irlandese”). La relazione tra Leonard e Priya torna anche in episodi successivi come “La formula della coabitazione”, e “La dissezione dell’accordo”, quando Sheldon sorprende i due sotto la doccia. Questo flirt provoca le ire di Penny che, segretamente invidiosa del suo ex, dichiara guerra a Priya e, ne “La ricombinazione della Lega della Giustizia”, decide di far ingelosire Leonard baciando il bellimbusto Zack, aggregatosi per l’occasione al gruppo della Justice League in abito da Superman. Parentesi: vedere questa “lega nerd” prepararsi e poi andare ad una festa nei panni di una confraternita di supereroi, resta una delle cose più spassose non solo di TBBT, ma della tv in senso lato.

Non solo Leonard, anche Howard si ritrova nel bel mezzo di un conflitto amoroso, appena la sua ragazza Bernadette scopre in rete un suo cyber-tradimento con Glissindra la Troll, all’interno di “World of Warcraft” (ep.4). Ma il celebre gioco di ruolo online è teatro anche di un altro intrigo, che vede stavolta coinvolto il folle dott. Cooper. Ne “L’incursione Zarnecki” (ep. 19), Sheldon decide di farsi giustizia di un hacker che lo ha derubato di tutti gli oggetti conquistati in oltre 3000 ore di gioco.

Il piano di Sheldon è quello di fargliela pagare cara, ma va in porto solo grazie all’intervento deciso di Penny. Tra l’altro, l’episodio appena menzionato e “Il dislocamento nell’auto dell’amore” sono gli unici due della serie non diretti da Mark Chendrowski. La comicità irresistibile e geniale dei dialoghi, punto di forza assoluto, non conosce cali in nessuno dei 24 episodi di questa quarta serie, ma dà il meglio di sé in quello dal titolo: “L’utilizzo dei pantaloni da autobus”. L’abnorme ego di Sheldon non può accettare che il progetto ideato da Leonard, ovvero creare un’app per smartphone che risolva le equazioni differenziali fotografandole, sia supervisionato dallo stesso Leonard nelle vesti di capo. Parte così la sua rappresaglia per sminuire ed ostacolare il lavoro dei suoi colleghi/ coinquilini coinvolti nel progetto.

Tra le partecipazioni a questa quarta serie, spiccano due special guests d’eccezione: Keith Carradine (Oscar per le musiche di Nashville di R. Altman) nei panni del padre di Penny e Steve Wozniak, uno dei padri di Apple, nell’episodio “L’esaltazione dei vegetali crociferi” (un riconoscimento a parte lo meriterebbero sempre i titoli degli episodi!). Nella stessa puntata, si assiste all’inaspettata quanto fallimentare “svolta salutista” di Sheldon, che decide di darsi allo sport e alla vita sana per allungarsi l’esistenza di qualche anno in modo da essere ancora vivo quando gli esseri umani potranno vivere in eterno grazie agli innesti cibernetici e alla scienza. Tipico di Sheldon.

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giovedì 1 marzo 2012

"I 5 Titoli di Film Più Travisati dalla Traduzione in Italiano"

Spesso resti basito di fronte alla logica che si nasconde dietro alle traduzioni dei titoli dei film stranieri una volta che arrivano in Italia.

Di chi è la colpa di queste storpiature? Certo, c’è lo zampino dei produttori nostrani che vogliono attirare in sala più gente possibile facendo leva su titoli nazionalpopolari. BANALIZZARE, IN ITALIA, FUNZIONA! Significa che un film straniero, per andare bene da noi, deve avere un titolo che suoni confortante, “già sentito”, anche se questo significa mistificare l’anima della pellicola. E’ pur vero che certe volte il nome del film non subisce variazioni dall’originale, prendi The Aviator, Taxi Driver ecc ecc. e che altre volte il lavoro di traduzione è accettabile e fedele all’originale. D’accordo, non è facile “italianizzare” la cultura statunitense e rendere “nostre” certe situazioni imbottite di cultura a stelle e strisce ma spesso produttori e addetti ai lavori creano volontariamente degli aborti che poi finiscono per caratterizzare il film e per diventare la sua immagine da noi. Vuoi vedere che c’è una profonda connessione tra questo fenomeno SOLO ITALIANO e il fatto che viviamo in un paese talmente integralista, bigotto e radicato nelle sue consuetudini che tendiamo a scartare a priori tutto ciò che suona nuovo e sconosciuto? Non è grave ciò? Risposta: Sì.

Ecco la mia personalissima “Worst Five”:



1- ETERNAL SUNSHINE OF THE SPOTLESS MIND       SE MI LASCI TI CANCELLO
L’apoteosi della banalizzazione. Ovvero “Come far apparire uno dei film più complessi e profondi mai realizzati in una commediola di serie B. Mandiamo al cinema più gente possibile prima che circoli la voce che è un film difficile e che Jim Carrey qui è “drammatico”.

2- THE DESCENDANTS         PARADISO AMARO

3- BLACK GOLD                     IL PRINCIPE DEL DESERTO

4- TOTAL RECALL                 ATTO DI FORZA

5- THE TEXAS MASSACRE           NON APRITE QUELLA PORTA

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